Nihan teneva la lettera in mano, le dita tremanti. L’indirizzo era scritto in modo disordinato su un vecchio foglio di carta, come una sfida. Zeynep, colei che aveva strappato via la vita di suo fratello, finalmente si era rivelata. Una fiamma di odio si accese nel cuore di Nihan, bruciando ogni sua ragione.
Con la determinazione della vendetta, Nihan si recò all’indirizzo indicato nella lettera. Era una casa abbandonata alla periferia, un luogo separato dal mondo. Entrando, Nihan trovò Zeynep rannicchiata in un angolo della stanza, con il volto scavato e pieno di paura.
Senza dire una parola, Nihan si lanciò contro Zeynep. Pugni e calci si abbatterono su di lei. Zeynep cercò di resistere, ma non poteva fare nulla. Nihan colpì finché le braccia non erano stanche, solo allora la sua rabbia cominciò a placarsi.
Zeynep giaceva a terra, il sangue che scorreva copiosamente. Con voce debole, chiese: “Ti prego… ti prego… non uccidermi… sono incinta…” Nihan rimase paralizzata. Non aveva mai pensato che Zeynep fosse incinta. La rabbia cedette il posto alla confusione e al senso di colpa. Nihan fissò Zeynep, cercando rimorso nei suoi occhi, ma vide solo paura.
In quel momento, Nihan provò un misto di tristezza e rabbia. Ricordò i momenti felici con suo fratello, i ricordi belli che erano stati strappati via. Pensò anche alle parole di sua madre: “L’odio ferisce solo te stessa.”
Nihan si sedette accanto a Zeynep, sollevando delicatamente la sua testa. Sapeva di essere andata troppo oltre, ma sapeva anche che non poteva perdonare Zeynep. Tuttavia, non voleva togliere la vita a un bambino innocente.
Nihan decise di chiamare un’ambulanza. Mentre aspettava, si sedette accanto a Zeynep, pregando in silenzio. Sperava che Zeynep sopravvivesse e che dovesse affrontare la giustizia.